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In Ricordo di Pamela. Prosegue il Corso di Difesa Con i Consigli sulla Sicurezza dell’Avvocato Maria Luisa De Paola.

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di Antonello Cavallotto

Si è svolta presso la scuola Carlo Urbani, nella zona Appio Tuscolano, la seconda lezione del corso di difesa personale, un’iniziativa promossa da Alessandra Verni, madre della povera Pamela, il cui tragico destino ha scosso profondamente la nostra società. Nonostante l’approssimarsi del Natale, sono state numerose le donne che hanno scelto di allenarsi, mostrando impegno e una grande volontà di proteggersi. Un segno di forza e determinazione che dimostra che, anche nei momenti di festa, la lotta contro la violenza non si ferma.

L’evento si è svolto in collaborazione con i maestri Luigi Rossini e Alessandro Chionchio del Centro Difesa e Sport (CDS), insieme agli istruttori e alle istruttrici della CDS, tra cui la penalista Maria Luisa De Paola. Quest’ultima, indossati i panni dell’avvocato, ha tenuto, come ha detto lei stessa, un intervento conciso ma incisivo. Nella sua veste di penalista, ha messo in guardia le donne, fornendo loro semplici ma fondamentali regole di sicurezza: non permettete mai che qualcuno legga il vostro cellulare, non accettate inviti da persone pericolose e non frequentate individui tossici che non vi meritano. È fondamentale, ha sottolineato la De Paola, reagire prontamente in caso di pericolo.

Viviamo in un periodo in cui la violenza contro le donne è una realtà sempre più drammatica. Ogni giorno, ha detto Maria Luisa, donne di tutte le età sono vittime di abusi fisici, psicologici e sessuali. La paura di uscire, la solitudine e la violenza sono solo alcune delle ombre che minacciano la serenità di noi donne, le quali, spesso, ci troviamo a dover lottare non solo contro la brutalità degli abusi, ma anche contro un sistema o una mentalità che tende a minimizzare o ignorare il nostro dolore. È fondamentale che ogni donna prenda coscienza della sua forza, ma anche della necessità di agire per proteggersi. La difesa personale, ha concluso l’avvocata e istruttrice del CDS, non è solo una tecnica, ma un atto di autodeterminazione che rafforza l’autostima e la consapevolezza che nessuna donna dovrebbe mai sentirsi impotente di fronte alla violenza.

Alla fine del corso, Alessandra ha dato appuntamento al terzo incontro di difesa personale, che si terrà il 12 gennaio, e ha voluto ricordare come l’assassino di sua figlia, qualche giorno dopo, sarà nuovamente giudicato per la terza volta dalla Corte di Cassazione. I suoi avvocati hanno chiesto infatti un terzo grado con la speranza di ridurre o eliminare le attenuanti relative alla violenza sessuale. Un affronto non solo al dolore di Alessandra, ma alla stessa sete di giustizia. Come può essere che, in un caso così eclatante, ci sia ancora spazio per tentare di ridurre una condanna a vita già peraltro inflitta?