Quelle Risorse Maledette. Sudan: La Guerra Dimenticata.
Una conferenza di grande impatto, purtroppo snobbata dai media mainstream, si è tenuta ieri a Roma, organizzata dall’associazione Assadakaq sotto la presidenza di Franco Abdelkader Omeich, intitolata: “Il Sudan tra Guerra e Pace. Il ruolo delle Organizzazioni Umanitarie”. Dopo i saluti di Carlo Palumbo, rappresentante di WAI (Welcome Association Italy), il Presidente Omeich ha sottolineato l’importanza della presenza di Sayed Altayeb Ahmed, ambasciatore del Sudan. Omeich ha definito la crisi del Sudan come una “anomalia”, una nazione abbandonata al proprio tragico destino, ma per fortuna non dagli organismi umanitari.
Giorgia Giramotti, membro del Board di MSF Italy, ha aperto la conferenza con una relazione intensa sull’operato delle ONG in Sudan, ribadendo che queste organizzazioni, inclusa Medici Senza Frontiere, sono le uniche realtà che continuano a sostenere con grandi sforzi la popolazione dei profughi, mantenendo viva l’attenzione sullo status quo, come ha confermato l’ambasciatore del Suda, Sayed Altayeb Ahmed in un excursus storico fino al quadro crudo del conflitto paragonato. per la sua lunghezza e irrisolvibilità, a quello della crisi in Palestina. Ahmed ha definito il conflitto come una “guerra dimenticata” anzi: La Guerra Dimenticata causata dalla “gola” delle ex colonie continentali, ieri, dal nuovo multipolarismo oggi: Usa, Russia, Cina, di appropriarsi delle eccezionali risorse di oro, uranio e petrolio che il Sudan ha nel suo territorio. Risorse apostrofate come: “maledette”, “causa causarum” del perchè in Sudan si viva continuamente in belligeranza.
L’ambasciatore ha come detto, ripercorso la storia del paese, dalla dominazione coloniale all’indipendenza nel 1989, sottolineando nell’attuale fase di emergenza, che neppure le numerose conferenze internazionali da Gedda a Ginevra e Parigi, siano riuscite nel loro intento pacificatore. La tragica situazione di guerra civile, la spaccatura fisica fra. Sudan e o vs Sud Sudan rimane incredibilmente immutata e tragicamente ben rappresenta in un angelo armato e insanguinato. Dipinto regalato all’ambasciatore a fine serata. e dunque come per la Palestina,” ha detto, “anche in questa terra viviamo un dramma da 70 anni e le conferenze dei paesi che si offrono come pacificatori, cadono come parole vuote” . In conclusione l’ambasciatore sudanese ha espresso profonda perplessità o, melius, critiche riguardo la proposta del nostro Governo denominato: Piano Mattei. Un Piano che “curiosamente2 non contempla appunto anzi esclude il Sudan dai tavoli di crisi e temi di sviluppo,
Dopo la relazione dell’ambasciatore Ahmed hanno preso la parola un altro diplomatico – anche se ex ambasciatore, nelle persone di: Bruno Scapini e Antonella Napoli, oggi la massima esperta geo-poltica di questioni dell’Africa. africane. Per quanto riguarda Scapini, l’ex diplomatico con esperienza in diversi paese del Continente africano, ha messo in risalto i vari livelli di criticità che hanno portato al conflitto e ha concluso paragonando il Sudan a una colonia americana, come lo sarebbe anche il nostro Paese. Fino a quando il Sudan rimarrà imbrigliato nel nuovo gioco del multipolarismo Usa Russia e Cina, non vedo possibilità di una rinascita collettiva del paese. Più concreta Antonella Napoli, scrittrice e direttore di Focus on Africa, per la quale la soluzione non sta nel mettere al tavolo le superpotenze, ma in una rinnovata coscienza popolare di rivendicazione e indipendenza democratica conquista, tradita dal Governo e dal Partito del Congresso di Omar Hasan Ahuad al-Bashir. Un vero e sanguinario dittatore, ha ricordato la Natoli, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità e genocidio. Concludendo la direttrice della rivista Focus on Africa, ha anche evidenziato come appunto da quella rivoluzione popolare tradita, è oggi estremamente difficile arrivare ad una pacificazione nazionale.
Il dibattito, ben moderato e tradotto da Talal Khrais, responsabile delle relazioni internazionali di Assadakaq, ha visto la partecipazione di numerose autorità politiche e diplomatiche. Tra il pubblico, presenti anche Yossef Ismail, portavoce in Italia della comunità egiziana, Zeinab Ismail, Presidente della Moschea di Roma, Centocelle, e il rappresentante della Lega Araba in Italia.